Buonasera a tutti...complice il fatto di avere messo a letto poco fa la figlia e di poter godere di una mezz'ora d'aria

, mi lancio nel mio piccolo, seppur con una buona dose di timor reverenziale, nel mio primo commento attivo su un lavoro di qualcun'altro in questo forum. Dopotutto, se non ho inteso male, è proprio in questo scambio che sta una delle principali valenze e intenzioni giusto? Parto quindi dal reportage dell' amico Alessandro per cui , senza farsi inultili sviolinate, provo grande stima ed ammirazione.
Parto da un incipit: da che conosco Alessandro sono abituato a vedere i suoi scatti realizzati in BN e su pellicola , tanto da associarlo nel mio immaginario ad un' idea ben precisa di stile fotografico; questo reportage realizzato a colori ed in digitale mi ha inizialmente da un lato un pò spiazzato, ma contemporaneamente dall' altro dato la sensazione che si stia muovendo in territori non dico per lui inesplorati, ma magari non così confortevoli, probabilmente mosso da un desiderio di ricerca e sperimentazione, o magari solo curiosità.
Chissà se ci sono andato vicino?
L'impressione che ho scorrendo la sequenza di immagini è che l' intenzione fosse un pò quella di presentare il Rodeo partendo inizialmente dai personaggi e successivamente ritrarli in azione nel loro contesto, un pò come presentare un cast di attori e teatranti e poco dopo metterli in scena sul loro palco naturale.
Quindi, pur non ritrovando necessariamente nelle immagini del rodeo le identiche facce presentate nelle immagini iniziali, mi piace pensare che in qualche modo siano scesi anche loro dagli spalti, si siano avvicinati alle scena, diventando soggetti attivi e partecipanti.
Trovo molto bello ed iconografico il ritratto del bimbo, abbigliato praticamente da cow-boy adulto che se ne sta lì, con uno sguardo tra lo spaesato ed il sognante, forse più spaesato direi io, e mi pare da solo incarnare il fascino ed i paradossi del contesto in cui si trova.
Personalmente non amo gli scatti "di azione" pertanto non sono la persona più indicata per commentarli, ma forse il poterli immortalare più "da dentro" avrebbe conferito loro un maggior impatto.
Un' ultima considerazione, non legata alle foto di Alessandro (o Sapo-San come lo chiamo io), ma al commento/contro-autocommento di Otto: trovo sia molto molto bello che lui abbia avuto la coraggiosa eleganza di voler chiarire il suo pensiero, specificando quelle che erano le intenzioni profonde, così come il modo in cui lo ha espresso.
E credo che questa modalità di relazionarsi e comunicare abbia un enorme valore ed inneschi solo reazioni costruttive. Purtoppo non è così facile ritrovarla in altri contesti, virtuali o reali che siano. Buona serata a Tutti, Stefano