“Makulatur” di Paulo Nozolino
In una regione del Marocco, occupata in larga parte da un immenso deserto, alla morte del padre, i tre giovani figli di un ricco mercante si trovarono in grosse difficoltà per la divisione di un branco di cavalli che questi aveva lasciato loro in eredità. Si trattava di una bella mandria di diciannove cavalli, che il padre aveva loro assegnato in parti diseguali secondo un criterio che rispettasse l¹ordine della loro nascita. Al primogenito avrebbe dovuto toccare metà della mandria, al secondogenito un quarto e al terzogenito un quinto del totale. Tutti i cavalli dovevano essere assegnati, senza che ne rimanesse nessuno fuori del conto e soprattutto senza che nessuno fosse sacrificato e fatto a pezzi.
I tre giovani, pur non del tutto privi di cognizioni aritmetiche, e nonostante l¹ausilio del loro pallottoliere, non riuscivano a venire a capo di questo assurdo calcolo, tanto più quando, rinunciando ai calcoli a tavolino, si misero a manovrare direttamente con i nobili e docili animali sullo spiazzo antistante alle scuderie. La sera li colse stanchi, confusi e scoraggiati, quand'ecco sopraggiungere, sul suo stallone nero, lo sceicco Ibn al Saud, avvolto in un mantello verde. Lo sceicco attraversava il deserto in direzione opposta a quella dei tre giovani. Ibn al Saud, riconosciuta la carovana, si fermò mosso dal desiderio di salutare l¹amico mercante. Venne informato della luttuosa notizia e fece ai tre giovani le condoglianze. I tre eredi, presa confidenza, riferirono allo sceicco il loro problema. Sorridendo, lo sceicco scese da cavallo e disse loro di aggiungerlo alla mandria e procedere alla divisione. Così fecero, e dei venti cavalli adesso disponibili il primogenito prese la metà assegnatagli dal padre e cioè dieci, il secondogenito il quarto stabilito e cioè cinque cavalli, il terzogenito, infine, la quinta parte e cioè quattro. Lo sceicco li salutò, rimontò a cavallo e proseguì al galoppo, in una nuvola di polvere.
Il fattore che fa sì che una moltitudine di elementi si trasformi in un tutto, e che permette la fruizione del tutto da parte dei singoli, può essere denominato Ti-Koinòn.
Il racconto de “I cavalli dei figli del mercante”
* è un¹evocazione del Ti-Koinòn e del suo modo di operare. Ti-Koinòn non aggiunge una quantità. L¹arrivo dello sceicco alleggerisce la mente dei figli del mercante da un interdetto che bloccava l¹accesso alle relazioni di scambio tra “tutto” e “parti”.
"Makulatur" di Paulo Nozolino è un libro molto particolare. Un'edizione discretamente elegante, di medie dimensioni, con copertina rigida e pochissime pagine. Una dozzina di foto in tutto senza neppure un testo, se non i ringraziamenti alla fine e una riga in terzultima di copertina in cui si dice che la madre è morta esattamente 1 anno, 1 mese e 1 giorno dopo suo padre. Credo che le foto si riferiscano proprio a questo intervallo. Non sono per nulla esplicite, anzi, mostrano frammenti di vita quotidiana, scorci di una casa, parti di suppellettili, qualche presenza umana appena accennata.
La reazione al libro inizialmente è di delusione: ma come, così poche pagine per un libro non proprio costoso, ma neppure troppo economico? E poi, quale il senso di questi frammenti accostati così, in maniera fin troppo casuale?
Fino a quella riga finale, che sembra improvvisamente ridare senso al tutto, con un impatto emozionale e un'impressione di omogeneità inesistente al primo sguardo. La possibilità di apprezzare a posteriori, grazie a un elemento organizzatore - un Ti-koinòn - ciò che la mente non era riuscita a cogliere in prima battuta.
Nel suo piccolo, un'esperienza.
* Tratto da Claudio Neri, Introduzione a “R. Kaës “Le teorie psicoanalitiche del gruppo” (Borla, 1999)

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