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Il reportage al tempo del Covid

Inviato: mar apr 14, 2020 11:56 am
da Carlo Riggi
Durante le feste pasquali ho guardato questa lunga intervista. È molto interessante, e pone parecchi quesiti sulla natura della fotografia.
Cos'è essere bravi fotografi? Coincide con l'essere bravi professionisti? Lavorare in modo metodico, ottenere i permessi, avere il coraggio e la determinazione giusti?
E la parte "artistica" che ruolo ha?
Cosa fa grande un fotografo?
Cosa avrebbe fatto uno di noi nella stessa situazione una volta ottenuti i giusti permessi (cosa apprezzabile, ma più "burocratica" che fotografica)?
E infine, cosa ci spinge a fotografare? La voglia di testimoniare? Il mestiere? Una ricerca interiore? Il narcisismo? Il bisogno di darsi uno scopo nella vita?
Mi piacerebbe leggere le vostre opinioni, se avrete voglia di vedere il filmato.

https://youtu.be/v7fVXZm8VNE

Re: Il reportage al tempo del Covid

Inviato: mar apr 14, 2020 1:32 pm
da Carlo Riggi
Tempo fa mi accapigliai su facebook con alcuni autorevoli personaggi perché dissi che questa foto di Massimo Sestini, vincitrice del Word Press Photo, era fatta "dall'elicottero". (il "da" inteso come complemento di agente)
Qualcuno mi catechizzò spiegandomi quante e quali autorizzazioni avesse dovuto ottenere il bravo peofessionista per trovarsi su quell'elicottero in quel momento.
Naturalmente non dubito del gran lavoro necessario per essere lì, né il valore documentario di questa (per me brutta) foto. D'altronde, occorre tanta fatica e lunghi appostamenti ai limiti della legalità anche per fare foto di gossip (altro genere per cui Sestini è noto), ma svolti i preliminari, la parte del mestiere, il gesto fotografico dov'è?

BIG02_4542495.jpg
BIG02_4542495.jpg (181.89 KiB) Visto 3798 volte

Aggiungo che, da questo punto di vista, le foto di Bucciarelli mi sembrano avere una più marcata impronta autoriale.

Re: Il reportage al tempo del Covid

Inviato: mar apr 14, 2020 8:53 pm
da otto
grazie della segnalazione, tutto molto interessante...

non credo di poter dare un contributo alla discussione, ma seguo con interesse...

otto.

Re: Il reportage al tempo del Covid

Inviato: mar apr 14, 2020 10:39 pm
da otto
Carlo Riggi ha scritto:
mar apr 14, 2020 11:56 am
Cosa fa grande un fotografo?
a volte quando si trova nel posto giusto al momento giusto,
ma sempre più spesso è il suo percorso, le motivazioni e convinzioni a renderlo tale...
secondo me la parte artistica non ha un ruolo determinante nella testimonianza degli eventi (semmai un valore aggiunto), anzi trovo di maggior valore storico un interpretazione della realtà più neutra possibile, non influenzata quindi da una visione interiore, sempre riferendosi al reportage...
Carlo Riggi ha scritto:
mar apr 14, 2020 11:56 am
E infine, cosa ci spinge a fotografare? La voglia di testimoniare? Il mestiere? Una ricerca interiore? Il narcisismo? Il bisogno di darsi uno scopo nella vita?
credo che per molti sia un bisogno, una necessità, il poter guardare da più vicino con i propri occhi la realtà che abbiamo di fronte, semplicemente la fotografia è un mezzo che permette di farlo, in fondo è solo una forma espressiva che permette di soddisfare una curiosità interiore difficilmente contenibile, è una scusa...
per molti la realtà che viviamo non è più sufficiente e allora si ha il bisogno di cercare quella degli altri, oppure cercarne una lontana, spesso si ha il bisogno di inventarsene una...

otto.

Re: Il reportage al tempo del Covid

Inviato: mer apr 15, 2020 8:34 am
da Carlo Riggi
Sì Otto, sono molto d'accordo.
Quanto alla parte "artistica" (chiamiamola così) Bucciarelli, certo per esigenze pubblicitarie, nomina i suoi 35 e 24 Canon. Ottiche indubbiamente idonee a quel tipo di riprese. Ma, se fosse solo questione di testimonianza, sarebbe potuto bastare un iphone!
C'è una ricerca estetica, senza la quale la funzione del fotografo risulterebbe troppo ridimensionata. Che essa sia riferibile ad una idea di "bello" o a un'idea di "efficacia" (o tutt'e due) poco importa.
Il fotografo deve trovarsi nelle situazioni, su questo siamo d'accordo. Ma una volta lì deve poter fare qualcosa di diverso da quel che farebbe chiunque altro. Altrimenti, la maestria del fotografo si risolve solo nel chiedere permessi o avere faccia tosta.

Re: Il reportage al tempo del Covid

Inviato: mer apr 15, 2020 11:35 pm
da Maucas
Per me la ricerca estetica c'è in entrambe le foto. In quella di Sestini percepisco la ricerca di una foto d'impatto,inquadratura strettissima a volere mettere ancor più in risalto gli spazi ristretti,la compressione dei migranti sulla piccola barchetta cercata nel l'apice della risonanza mediatica data al problema migranti.
In quella di Bucciarelli c'è tutto,atmosfera cupa,i sanitari,il corpo sofferente nel letto. Mi riporta ad altre foto,per esempio quella del malato di aids a letto circondato dalla famiglia.
Per quanto riguarda il cosa ci spinge a fotografare,penso che non esista una risposta universale. Ognuno di noi ha ,o potrebbe avere,motivazioni completamente diverse.

Re: Il reportage al tempo del Covid

Inviato: gio apr 16, 2020 8:53 am
da Carlo Riggi
Sul piano fotografico, apprezzo il lavoro di Bucciarelli. Ci sono foto pregevoli nel suo reportage. Quella di Sestini, invece, la considero una brutta foto. Persino volgare.
Quando dico che è fatta "da"ll'elicottero, è perché penso che chiunque avrebbe fatto la stessa foto in quella posizione. Qualunque "turista giapponese", come si dice.
Diverso il discorso sull'arrivarci là, e questo non lo discuto.

Re: Il reportage al tempo del Covid

Inviato: gio apr 16, 2020 7:36 pm
da Maucas
Credo che la scelta di "quella" foto sia frutto del parere di svariate persone con i loro vari ruoli nell'ambito di una pubblicazione editoriale. Credo di ricordare che in quel periodo era molto forte la discussione sul fenomeno. Chissà quante ne avrà scattate da quell'elicottero...magari questa non piace nemmeno a lui :D
Non li conosco,approfondirò.

Re: Il reportage al tempo del Covid

Inviato: gio apr 16, 2020 9:00 pm
da Carlo Riggi
Ci fu la polemica perché la foto fu utilizzata da un vicesindaco leghista per dimostrare l'"invasione" dei migranti. Cosa che fece infuriare l'autore: 1) perché non aveva chiesto il permesso di utilizzarla; 2) perché l'intenzione politica era esattamente opposto alla sensibilità del fotografo.
Su questo sono totalmente dalla parte di Sestini, ovviamente. Credo che ci sia in corso un processo. Ma mi chiedo: una foto che si presta ad usi opposti è una foto debole, che non sa parlare da sola?
Il tema è vecchio, se una foto debba o non debba parlare da sola o debba sostenersi su delle didascalie. Non so, può darsi che tutte le immagini possono essere strumentalizzate e utilizzate in modi anche diametralmente opposti. Se fosse così sarebbe ben triste, però.